- 01 - All'Italia
- 02 - Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze
- 03 - Ad Angelo Mai quand'ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica
- 04 - Nelle nozze della sorella Paolina
- 05 - A un vincitore nel pallone
- 06 - Bruto minore
- 07 - Alla primavera, o delle favole antiche
- 08 - Inno ai patriarchi o De' princípi del genere umano
- 09 - Ultimo canto di Saffo
- 10 - Il primo amore
- 11- Il passero solitario
- 12 - L'infinito
- 13 - La sera del dì di festa
- 14 - Alla luna
- 15 - Il sogno
- 16 - La vita solitaria
- 17 - Consalvo
- 18 - Alla sua donna
- 19 - Al conte Carlo Pepoli
- 20 - Il risorgimento
- 21 - A Silvia
- 22 - Le ricordanze
- 23 - Canto notturno di un pastore errante dell’Asia
- 24 - La quiete dopo la tempesta
- 25 - Il sabato del villaggio
- 26 - Il pensiero dominante
- 27 - Amore e morte
- 28 - A se stesso
- 29 - Aspasia
- 30 - Sopra un basso rilievo antico sepolcrale
- 31 - Sopra il ritratto di una bella donna
- 32 - Palinodia al marchese Gino Capponi
- 33 - Il tramonto della luna
- 34 - La ginestra
- 35 - Imitazione
- 36 - Scherzo
- 37 - (Odi, Melisso)
- 38 - (Io qui vagando)
- 39 - (Spento il diurno raggio)
- 40 - Dal greco di Simonide
- 41 - Dello stesso
La prima edizione dei Canti fu pubblicata a Napoli, curata dall'autore, nel 1835. Superficialmente sarebbe potuta apparire un'ennesima raccolta della tradizione classicista italiana. Nulla di nuovo infatti nel contenuto e nel linguaggio. Il pessimismo e la noia sono temi che dall'Ecclesiaste erano apparsi regolarmente nella letteratura occidentale, da quella classica fino al Werther. Le sferzate poetiche contro la decadenza politica e civile della “patria”, le cui prime attestazioni nella tradizione culturale occidentale risalgono ai profeti veterotestamentari, già in Dante e Petrarca avevano raggiunto vette altissime. Nulla di sostanzialmente nuovo neanche nella lingua poetica, la stessa oramai canonica dal Petrarca in poi: “sembiante” per viso, “luci”, “lumi” o “rai” per occhi,“garzone” per giovane, “beltà”, “augelli”, “alma”, “cor”, ecc. Ma si legga a caso un passo dei Canti, ed ecco che, come nella musica di Mozart, siamo colpiti da un tono nuovo, unico, difficilmente analizzabile. Si provi ad invertire un qualunque sintagma e la magia scompare! Mai titolo fu più pertinente. Ma non è musica fine a sé stessa. Dispiegata sulle “ali del canto”, la voce, così profondamente sincera ed umana di Giacomo Leopardi, grazie all'ineffabilità che nasce dal suo sforzo poetico, continua a toccarci l'animo e il cuore come poche altre, nella poesia italiana. (Riassunto di Sergio Baldelli)
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